DIPTYCH

“Ho conosciuto il batterista americano  Rudy Royston al Piacenza Jazz Festival nel 2014 e mi è subito piaciuto. Impossibile non restare incantati dal modo in cui fa Musica con la batteria, alternando grande vigore timbrico a una estrema delicatezza. 

Ma Rudy è anche una persona speciale. Nel 2015, quando ci eravamo scambiati solo alcune mail, io mi trovavo a NYC per eseguire per la prima volta il mio Jazzin’ around Baroque (ancora in trio). Gli chiesi se volesse registrare l’album con noi e lui, che aveva appena inserito nel suo primo album l’Ave Verum di Mozart, accettò immediatamente.

Da allora Rudy ha arricchito la mia vita con la sua amicizia e con il suo originale, poetico e ironico punto di osservazione sul Mondo e sull’Arte. Abbiamo suonato assieme varie volte ma Diptych è sicuramente lo spazio in cui ci sentiamo più vicini.”

 

 

DIPTYCH

Una voce e una batteria. Il suono più naturale tra tutti i suoni e lo strumento che più di tutti è vicino al ritmo primordiale, quello, cioè, del battito del cuore.

Diptych esplora dell’uno e dell’altro le molteplici possibilità melodiche in un duplice errare nello stesso spazio, stile e trama.

Quagliata e Royston -rispettivamente di origini napoletana e texana- portano in questo duo le suggestioni dei loro Sud, del gospel, del jazz newyorkese, della musica colta europea, di quella dei Monti Appalachi ma, soprattutto, di musica spontanea senza appartenenza di genere che viene creata su immagini, fotografie di vita, racconti di viaggi, letture, films ed emozioni condivise.

Si alternano momenti di improvvisazione a momenti che rimandano a una melodia conosciuta che poi si perde di nuovo in musica spontanea.

Il testo a volte è “non sense”, un gioco ritmico portatore di suoni e ricordi anche di altre culture.

Paola canta lingue che ama, il cinese, l’arabo, il napoletano, il greco, il turco; usa i fonemi e i rimandi delle culture cui queste lingue appartengono per arricchire il tappeto sonoro su cui far muovere il proprio corpo vocale.

Rudy è laureato in poetica; porta nella sua musica anche i racconti della bisnonna cresciuta come schiava in una piantagione di cotone.

Diptych è un dittico, un doppio punto di vista, un duplice vagare nei medesimi luoghi con lo stesso respiro perché per i due l’identità non è che una stratificazione di memorie in cui inserire anche l’ambiente circostante.

Diptych ha inaugurato l’edizione 2018 di “You Must Believe in Spring” chiusa dal duo                         Bill Frisell/Thomas Morgan.

 

 

http://https://www.youtube.com/watch?v=rQ5f-o489a8